Vi è mai capitato qualcuno con una ferita che appena lo informate della necessità di procedere con una sutura, sgrana gli occhi implorando: Ma me la fa l’anestesia?!
La vostra reazione magari può essere di sorpresa, eppure abbiamo coltivato per anni generazioni di pazienti ai quali i punti di sutura sono stati messi senza alcuna forma di anestesia locale. Se adulto, il malcapitato stringeva i denti e sopportava. Nel bambino, era ahimè tipica la scena in cui con un rapido sguardo il medico richiamava a se dai 5 ai 6 operatori che con forza bruta gli saltavano addosso e lo bloccavano.
Cosa come queste ancora accadono, ma la cosa più eclatante è che alcuni di noi ritengono e credono che non ci siano alternative.
E allora, vi svelo un segreto …
Non è vero, come dicono molti chirurghi e anche alcuni di noi, che il dolore dell’anestesia è peggiore di quello della sutura.
Ma che cavolo! Nel Terzo Millennio ancora dobbiamo credere a questa “balla” colossale?!
I motivi di questa ritrosia a iniettare l’anestetico sono in parte misteriosi (torneremo a parlare di anestesia locale), ma oggi partiamo da un punto specifico che affronta chi l’anestesia locale decide di farla.
Preparare il paziente
Nel preparare il paziente alla procedura lo informiamo: sentirà una punturina (vero se utilizziamo degli aghi piccoli, ovvero con alto gauge) e poi un bruciore.
E si, perché l’anestetico di per sé può dare del dolore secondario ad un lieve effetto irritativo che subito recede proprio per la sua azione anestetica.
Ridurre il dolore da anestetico
Esistono diverse strategie usate per ridurre il dolore da infiltrazione di anestetico, tra le quali
1- Lentezza nell’inoculazione
2- Aggiunta di bicarbonato (questo aumenta il pH della soluzione)
3- Impiego di anestetici nei quali non c’è l’adrenalina (spesso presente nell’anestetico del dentista, ma non in quelli che abitualmente usiamo in pronto soccorso)
Nel 1967, un tale Boggia descrisse per primo un’altro trucchetto molto più semplice ed immediato che aveva scoperto:
Scaldano l’anestetico, il dolore dell’infiltrazione si riduceva.
PERCHE’ FUNZIONA?
Il motivo non è chiaro, forse dipende dal fatto che le soluzioni fredde stimolano maggiormente I nocicettori rispetto a quelle più calde, oppure perché la soluzione calda facilita il passaggio attraverso le membrane cellulari rendendo l’effetto più rapido. Fatto sta che funziona!
Io lo faccio sempre. Non ci vuole molto e non serve chissà che.
Nel mio Ospedale, ho trovato la soluzione di mettere la fiala sottosopra e lasciarla qualche minuto sotto il rubinetto dove scorre l’acqua calda.
Altra possibilità, è quella di mettere la fiala in un bicchiere con acqua molto calda e lasciarla lì alcuni minuti.
Erano già tanti gli articoli su questa procedura, ma ora si accumula maggiore evidenza con una review sistematica, pubblicata sugli Annals of emergency medicine. La Systematic review dimostra che l’anestetico riscaldato è meno doloroso rispetto a quello iniettato a temperatura ambiente. La riduzione del dolore è di entità statisticamente significativa, e indipendente da altre iniziative (come, ad esempio, l’aggiunta di bicarbonato).
In riferimento all’eventuale alterazione del soluto, c’è da dire che il riscaldamento non è un problema con la lidocaina e l’epinefrina, che possono essere scaldate ripetutamente senza alcuna degradazione. Il liquido deve essere portato a 37° C.
Meditate gente, meditate!!!
Mary-Ellen Hogan et al. Systematic Review and Meta-analysis of the Effect of Warming Local Anesthetics on Injection Pain. Ann Emerg Med. 2011